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Un nuovo set di regole per l’IA

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L’attuale scenario economico e sociale testimonia e conferma l’urgenza di regolamentare in modo sistematico le trasformazioni ed i cambiamenti in atto nel mercato del lavoro in fatto di soluzioni digitali, ad oggi pervasive sia della dimensione privata che di quella lavorativa.

La diffusione della tecnologia all’interno degli ambienti lavorativi ci pone, inoltre, di fronte a nuove istanze di tutela, quali quelle correlate all’accesso a dati ed informazioni sensibili, che diventano merce dall’estremo valore per un mercato che sempre più trae profitto dalla conoscenza e dalla profilazione delle preferenze degli utenti.

Alla luce del panorama sopra ricostruito, si è avvertita l’urgenza di disciplinare a livello giuridico il settore del digitale e dell’intelligenza artificiale (IA). A titolo esemplificativo e non esaustivo si richiama innanzitutto l’AI act, il Regolamento approvato dal Parlamento europeo nel marzo 2024 che ha come fine quello di promuovere una rivoluzione digitale per l’Europa, nell’ottica di garantire che l’implementazione dell’uso di sistemi di intelligenza artificiale avvenga nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini europei.

L’AI act per questo motivo contiene al suo interno importanti limitazioni, come il divieto di violazione del diritto alla privacy per l’archiviazione di immagini facciali estrapolate da internet o da sistemi di sorveglianza a circuito chiuso.

Anche nel contesto italiano sono presenti iniziative legislative che mirano a regolamentare sul piano nazionale il corretto utilizzo dei sistemi digitali e di IA rispetto a diritti e valori fondamentali della persona.

Tra questi si riporta il disegno di legge S. 1143 rubricato “Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici”, che di fatto si propone di introdurre strumenti sempre più adeguati per la prevenzione e la gestione dei rischi correlati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Il ddl infatti ha come obiettivo la salvaguardia delle infrastrutture digitali nazionali e delle informazioni sensibili, incoraggiando le amministrazioni pubbliche ad affidarsi all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) in caso di emergenza e promuovendo l’istituzione di strutture finalizzate alla cybersicurezza nelle pubbliche amministrazioni.

Si richiama, inoltre, il ddl S. 1146 rubricato “Disposizioni e delega al Governo in materia di intelligenza artificiale” che come specificato dalla relazione introduttiva “non si sovrappone all’emanando regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, ma ne accompagna il quadro regolatorio in quegli spazi propri del diritto interno” così da promuovere un uso ponderato e sicuro di tali nuove tecnologie, alla luce di un’istanza di gestione del rischio che nasce anche dalle criticità che permangono nell’utilizzo delle stesse, ancora in via di sviluppo e in continua evoluzione.

Ad oggi, infatti, l’Intelligenza artificiale viene sempre più spesso adoperata in ambito professionale e lavorativo, non solo in termini di efficientamento dei processi operativi, ma anche per l’attribuzione di deleghe e compiti che comportano l’assunzione di responsabilità professionali, nonostante si tratti comunque di un sistema privo di senso critico ed etico, dipendente totalmente dall’input ricevuto o dalle modalità con le quali viene ‘addestrato’. Alla luce di ciò, per l’ottimale funzionamento di tali sistemi appare fondamentale e imprescindibile l’apporto umano.

Questa impostazione risulta condivisa dagli stessi disegni di legge, attualmente in discussione o già approvati, che basano la regolamentazione dell’utilizzo dell’IA su una concezione antropocentrica volta a bilanciare i vantaggi e le opportunità offerte dall’innovazione con le insidie che essa nasconde. Dalla lettura del ddl S. 1146, l’intelligenza artificiale traspare quale estensione dell’essere umano e dei suoi bisogni, non come suo sostituto perfetto. In particolare, l’atto in commento specifica come i principi fondamentali della sicurezza, dell’affidabilità e della trasparenza costituiscono un monito per ogni cittadino e lavoratore che si trovi a interfacciarsi e ad avvalersi di tali nuovi strumenti.

In questo quadro è possibile citare l’articolo 10 del ddl S. 1146, che sottolinea l’importanza del rispetto della dignità umana nonché la tutela del diritto alla riservatezza dei dati personali e dei diritti inviolabili dei lavoratori nell’utilizzo di sistemi di IA, pur riconoscendone i vantaggi che ne derivano. L’intelligenza artificiale, infatti, con il suo contributo può portare ad un miglioramento delle prestazioni lavorative, aumentando la produttività senza però appesantire il carico di lavoro complessivo riservato alla persona.

Questo potrebbe aiutare a perseguire l’obiettivo di migliorare il bilanciamento tra vita privata e attività lavorativa, giovando anche alla salute psico-fisica dei lavoratori. La centralità del necessario apporto umano viene inoltre ribadita dall’art. 12, che regolamenta l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito libero professionale. Quest’area del mercato del lavoro rappresenta un luogo privilegiato di applicazione dei principi sopraesposti di trasparenza, affidabilità e sicurezza.

Il rapporto tra professionista e cliente è caratterizzato, infatti, dalla personalità della prestazione e dall’affidamento del cliente nei riguardi di un soggetto concepito quale figura dotata di professionalità, conoscenze, competenze ed esperienze. In tal senso, il disegno di legge richiede che il cliente sia informato qualora nell’esecuzione della prestazione venga utilizzato un sistema di IA e che questo non sia mai superiore all’apporto intellettuale del professionista stesso.

Questo conferma l’infungibilità dell’apporto professionale, che è il risultato di un percorso di formazione continua e soprattutto di un impegno profuso nello svolgere le attività che legalmente gli sono riservate, concordemente con le esigenze del cliente.

In questa ottica lo stesso ddl S. 1146 istituisce l’Osservatorio sull’adozione di sistemi di intelligenza artificiale nel mondo del lavoro, atto a monitorare l’impatto che l’adozione di soluzioni digitali avrà sull’economia e sulla società italiana, identificando i settori che ne saranno maggiormente interessati e promuovendo la formazione sia dei lavoratori che dei datori di lavoro in materia di IA.

L’Osservatorio avrà, inoltre, il compito di stabilire quali siano le strategie più efficaci ed idonee per rendere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sicuro e funzionale all’innovazione del paese.

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