Strada in salita verso il lavoro
Solo il 33,5% delle persone con gravi limitazioni fisiche tra i 15 e i 64 anni era occupato nel 2022, contro un 60,2% delle persone senza disabilità. Un dato che riflette una realtà ben radicata: nonostante la normativa promuova l’inclusione delle persone con disabilità (si veda altro articolo a pag. 14), l’accesso al mondo del lavoro rimane fortemente limitato in Italia.
Le persone con disabilità gravi sono ancora marginalizzate, con un tasso di disoccupazione del 18,7%, ben superiore al 12,9% di chi non ha limitazioni. Uno studio della Fondazione studi consulenti del lavoro, presentato in occasione dell’accordo del Cno con Anffas Nazionale APS per promuovere l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, prova a fare luce sulle criticità e prospettive dell’inclusione lavorativa dei disabili.
Se da un lato esiste una lunga e solida legislazione in materia e una crescente attenzione sia pubblica che aziendale, l’inserimento lavorativo rimane critico. Le sfide strutturali del mercato del lavoro continuano a ostacolare l’accesso all’occupazione e il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla legge 68/99 sul collocamento mirato. Questa normativa mira a favorire un percorso di inserimento che, partendo dall’analisi delle capacità individuali, valorizzi le persone con disabilità nel contesto lavorativo appropriato, portando «la persona giusta al posto giusto». Il problema riguarda oltre 12,5 milioni di Italiani: di questi quasi 3 milioni sono affetti da disabilità gravi, con il 62,5% oltre i 65 anni.
Circa due persone su dieci con disabilità gravi tra i 15 e i 64 anni sono alla ricerca di un lavoro. Questa popolazione è concentrata principalmente nel Sud e nelle isole (46%), seguite dal Nord (32,8%) e dal Centro (21,2%). La maggior parte ha al massimo la licenza di scuola media (57,6%), mentre solo il 7,4% possiede una laurea. Un elemento distintivo è l’età: il 62% di coloro che cercano lavoro ha più di 44 anni, evidenziando una sfida demografica significativa.Nonostante questi dati allarmanti, non si possono ignorare i significativi miglioramenti registrati negli ultimi anni.
Questi progressi sono il risultato di politiche nazionali e regionali più efficaci e di un crescente impegno da parte delle aziende nel promuovere una cultura più inclusiva. La quota di persone che cercano o hanno un’occupazione è passata dal 43,7% del 2011 al 52,2% del 2022, dovuto in gran parte alla crescita di chi è in cerca di lavoro, salita dal 13,8% al 18,7%. Un altro aspetto positivo è lo sforzo continuo nel campo dell’inclusione educativa. Tra coloro che presentano limitazioni gravi nelle attività quotidiane, si è registrato un netto incremento dei livelli medi di istruzione nell’ultimo decennio.
Nella fascia d’età 25-44 anni, la percentuale di chi possiede un diploma di scuola superiore o una laurea è passata dal 40% del 2011 al 61,6% del 2021. Tra i 45-64 anni, l’incremento è stato dal 23,8% al 39,7%.Questi dati suggeriscono una potenziale futura maggiore inclusione lavorativa, considerando che attualmente una quota significativa di occupati con disabilità gravi ha al massimo la licenza di scuola media (39,5% contro il 26,1% delle persone senza limitazioni). Il 41,8% ha un diploma e solo il 18,7% una laurea, rispetto al 26,4% degli occupati senza limitazioni.
Persistenti aree di criticità. Tenendo conto dei progressi, il contesto attuale presenta diverse aree di criticità. La prima riguarda il rischio di cronicizzazione dell’esclusione lavorativa, specialmente per le persone con limitazioni gravi. Tra chi cerca un’occupazione, il 62,2% ha tra i 45 e i 64 anni, mentre i giovani rappresentano solo il 37,8%. Questo è in netto contrasto con la popolazione senza limitazioni, dove i giovani costituiscono il 65,4% di coloro che cercano lavoro. Questa tendenza suggerisce che l’esclusione lavorativa per molti disabili rischia di diventare una condizione permanente, aggravata dai bassi livelli di istruzione.
La maggior parte di questa popolazione ha al massimo la licenza di scuola media (57,6%), con solo il 35% diplomato e il 7,4% laureato. La seconda criticità riguarda la crescente difficoltà di incontro tra domanda e offerta di lavoro specifiche. Anche nel caso dell’incremento del livello di istruzione, non si è registrato un corrispondente progresso professionale. Tra il 2012 e il 2022, sebbene sia aumentata la percentuale di persone che svolgono ruoli impiegatizi e intermedi (dal 29,3% al 37,5%), c’è stata una diminuzione di coloro che occupano posizioni altamente qualificate come dirigenti, professionisti e quadri (dal 17,4% al 15,6%).Queste dinamiche influenzano negativamente la soddisfazione lavorativa e la realizzazione professionale dei disabili.
La difficoltà di essere «collocati al posto giusto», insieme a limitazioni strutturali, organizzative e relazionali nei luoghi di lavoro, contribuisce a un diffuso senso di insoddisfazione. Solo il 14,3% degli occupati con limitazioni gravi si dichiara molto soddisfatto del proprio lavoro, rispetto al 17,7% delle persone senza limitazioni. Inoltre, il 30,6% afferma di essere poco o per nulla soddisfatto, contro il 18,4% della popolazione senza limitazioni.
Il divario è particolarmente evidente tra i laureati con disabilità gravi: il 31,2% si dichiara insoddisfatto, quasi il doppio rispetto al 16,3% dei laureati senza limitazioni. Questo evidenzia come le difficoltà di collocamento siano maggiori tra coloro che hanno investito in percorsi formativi di qualità, ma non trovano un’occupazione in linea con la loro formazione.