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Al via la riforma delle politiche attive del lavoro

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In data 8 settembre 2021 è iniziato il confronto tra Governo, Parti Sociali e Regioni sulla riforma delle politiche attive del lavoro.

Al riguardo, nell’ambito del PNRR è stato deciso di investire in misura notevole sulle politiche attive del lavoro con 4,4 miliardi di euro nell’ambito della Missione 5, ai quali sono da sommare 500 milioni di euro a valere su REACT-EU.

Nella stessa Missione del PNRR vi sono risorse per il Piano di rafforzamento dei Centri per l’impiego che, sommati a quelli stanziati nel Bilancio nazionale arrivano complessivamente a quasi 1,1 miliardi di euro. Così come molte risorse sono messe stabilmente a disposizione delle Regioni a decorrere dal 2021 per l’assunzione di 11.600 nuovi operatori nei Centri per l’Impiego.

Dovranno essere raggiunte 3 milioni di persone con il programma entro il 2025, 800.000 delle quali dovrà essere erogata appropriata formazione, per il 40% dei casi con contenuti legati alle competenze digitali.

Il 75% devono essere donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30, lavoratori over 55. Si tratta degli addetti in CIGS per prospettata cessazione, in CIGS per accordo di ricollocazione e i lavoratori autonomi con partita IVA chiusa.

Il Programma dovrebbe ancora riguardare anche i beneficiari di NASpI e DIS-COLL, del reddito di cittadinanza, i lavoratori fragili o vulnerabili i disoccupati senza sostegno al reddito, i soggetti working poor che versano in condizione di precarietà.

Andando al meccanismo di funzionamento si prevedono 4 percorsi in base allo status lavorativo con l’obiettivo di aiutare i soggetti interessanti a trovare un nuovo impiego, più un quinto riservato esclusivamente alla ricollocazione collettiva in casi di crisi aziendali.

L’obiettivo è allora duplice, inserire e reinserire con adeguata formazione i lavoratori disoccupati, inoccupati e inattivi e riqualificare i lavoratori già occupati e potenziare le loro conoscenze.

Più nello specifico per chi è più facilmente occupabile è previsto un percorso lineare di reinserimento lavorativo, per chi ha bisogno di adeguare le proprie competenze c’è un percorso di aggiornamento “upskilling”, che prevede interventi formativi prevalentemente di breve durata e dal contenuto professionalizzante; per coloro che sono più distanti dal mercato del lavoro verrà avviato un percorso di riqualificazione “reskilling”, che si traduce in una robusta attività di formazione, con un focus a quelli che sono i profili più richiesti. Nell’ipotesi di situazioni più complesse si attiva il percorso di lavoro e inclusione che si basa sul rapporto di collaborazione con la rete dei servizi territoriali.

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