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Autore: mondolavoro

In crescita i dipendenti impiegati negli studi professionali


Cresce l’occupazione negli studi professionali. Questo è uno dei principali dati messi in evidenza nel IX Rapporto sulle libere professioni in Italia pubblicato da Confprofessioni.

Nell’ultimo anno si registra un aumento occupazionale del segmento dei professionisti, che ormai costituiscono quasi il 6% degli occupati e il 27% del complesso del lavoro indipendente.

Nel rapporto in parola si da evidenza al fatto che anche quest’anno è continuata l’inversione di tendenza rispetto al calo degli studi professionali con dipendenti che aveva caratterizzato il periodo post-covid, tanto che si registra una variazione positiva del 4%, con il recupero di quasi 8 mila professionisti datori di lavoro (20 mila se si considerano gli ultimi due anni).

“Nel Rapporto di quest’anno si tenta per la prima volta di offrire un quadro delle dinamiche interne a quello che potremmo chiamare il ‘mercato del lavoro degli studi professionali. Analizzando assunzioni, cessazioni e trasformazioni dei rapporti di lavoro emerge che le attivazioni nette dei tempi determinati sono cresciute nel 2023 (+5.926 contratti) rispetto al 2019 (-15.070 contratti). Va anche sottolineato come una grande parte dei contratti a tempo determinato vengano poi trasformati a tempo indeterminato. Stessa tendenza si registra nell’apprendistato, con saldi positivi nel 2023 e un aumento di trasformazioni a tempo indeterminato. Nel complesso, il saldo assunti/licenziati è stato di 62.133 unità, con una movimentazione di assunzioni e licenziamenti di poco meno di 2 milioni di persone nel corso del 2023. Proprio questa complessità del mercato del lavoro degli studi professionali segnala con forza la necessità di una riflessione attenta sui nostri strumenti contrattuali. In prospettiva, infatti, sarà anche su questo terreno che si giocherà la competitività degli studi professionali”.

Nel 2023 si sono contate 751 mila assunzioni nei settori affini alle attività professionali, circa 30 mila in più rispetto al 2019 (anno che precede la crisi pandemica) e 221 mila in più rispetto al 2014. I saldi occupazionali da lavoro dipendente risultano positivi in tutti e tre gli anni in esame: il 2023 in particolare individua una crescita occupazionale netta pari a 62.133 unità di lavoro dipendente nei settori professionali, numeri decisamente superiori a quelli del 2014 e 2019.

Nuovi fondi dal MIMIT per finanziare l’imprenditoria femminile


Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha reso noto che sono ancora disponibili i 15 milioni di euro di agevolazioni destinati alla misura “Oltre Nuove Imprese a Tasso Zero”, ex lege n. 206/2023.

Il provvedimento ha l’obiettivo di rafforzare il sostegno alle iniziative di autoimprenditorialità promosse da donne e giovani e favorire lo sviluppo di nuove imprese femminili in tutto il territorio nazionale.

L’accesso ai contributi è riservato alle micro e piccole imprese costituite da non più di 60 mesi e in cui la compagine societaria sia composta, per oltre la metà numerica dei soci e quote di partecipazione, da donne di età compresa tra i 18 ed i 35 anni e da persone fisiche che intendono costituire una nuova impresa.

Le iniziative ammesse devono riguardare:

  • produzione di beni nei settori industria, artigianato e trasformazione dei prodotti agricoli;
  • fornitura di servizi alle imprese e alle persone, compresi quelli afferenti all’innovazione sociale;
  • commercio di beni e servizi;
  • turismo, incluse le attività turistico-culturali finalizzate alla valorizzazione e alla fruizione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico, nonché le attività volte al miglioramento dei servizi per la ricettività e l’accoglienza.

Le agevolazioni saranno erogate sotto forma di finanziamento agevolato, a tasso zero, della durata massima di dieci anni e di contributo a fondo perduto, per un importo complessivo non superiore al 90% della spesa ammissibile che è di € 1.500.000 per le imprese costituite da non più di 36 mesi ed € 3.000.000 per le imprese costituite da più di 36 mesi e da non più di 60 mesi.

Sicurezza, priorità formazione


L’importanza di una contrattazione collettiva di qualità e di una bilateralità proattiva per garantire azioni incisive e determinanti in tema di sicurezza sul lavoro.

È stato questo il focus della Confederazione Cifa Italia e del sindacato Confsal, presenti ad Ambiente Lavoro 2024 e promotori di un incontro che si è svolto nella sala Bach di BolognaFiere sul tema dello stress da lavoro correlato ai tempi dell’Intelligenza Artificiale.

In una società in continua evoluzione, caratterizzata da un mercato del lavoro che cambia e si evolve repentinamente, Cifa e Confsal hanno dato vita a un modello di contrattazione collettiva che pone al centro la persona e i suoi bisogni e che si basa su due pilastri portanti: il Welfare per il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie e una formazione di qualità, volta a fare acquisire le competenze necessarie per affrontare le sfide del domani e prevenire i rischi per la sicurezza sul posto di lavoro.

“La contrattazione collettiva di qualità è il nostro fiore all’occhiello – ha dichiarato Andrea Cafà, presidente CIFA Italia – abbiamo messo la persona al centro, sostenendola in un momento di cambiamento epocale, in cui l’innovazione tecnologica mostra il suo doppio aspetto: da un lato, rappresenta un validissimo aiuto, ma dall’altro è causa di grande sfiducia. Il nostro obiettivo è quello di far stare bene la persona, permettendole di governare e non subire l’innovazione tecnologica tramite la formazione e di trovare un giusto equilibrio fra vita professionale e personale tramite il Welfare”.

Cafà: “La formazione certificata e di qualità e lo sviluppo di competenze trasversali sono non soltanto un investimento professionale, ma un vero e proprio strumento di tutela della salute, del benessere e della sicurezza dei lavoratori”

“Con il nostro nuovo modello di contrattazione – ha aggiunto Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale Confsal – vediamo il lavoratore come portatore di diritti e, in quanto tale, bisognevole di tutela per un ambiente di lavoro salubre e sicuro. Con la contrattazione collettiva abbiamo dato un grosso contributo grazie a due misure fondamentali: la valorizzazione del preposto, figura chiave del Testo unico sulla sicurezza, e l’impegno delle aziende che applicano il contratto ad adottare sistemi di gestione della salute e della sicurezza, che fanno diminuire il numero degli infortuni e la loro gravità”.

Al riguardo, infine, il presidente di Cifa Italia ha rilanciato, in occasione di Ambiente Lavoro, una proposta presentata già un paio di anni fa: tenere traccia del numero dei lavoratori nel privato che hanno realmente adempiuto alla formazione in materia di sicurezza sul lavoro. “Determinante – ha concluso Cafà – sarebbe una sinergia fra i vari organismi paritetici, gli operatori della formazione e l’Inail.

L’obiettivo è quello di dar vita a una collaborazione efficace e produttiva, che ponga le basi per una formazione certificata e tracciata in materia di sicurezza sul lavoro nell’ottica di un’azione preventiva”.

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