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Autore: mondolavoro

È onere del datore provare l’incompatibilità assoluta tra lavoratori disabili e tutte le mansioni disponibili

La Cassazione Civile, Sezione Lavoro, con ordinanza 22 aprile 2024, n. 10744, ha ritenuto che, sebbene non esista un obbligo in capo al datore di lavoro che abbia nell’organico una percentuale di lavoratori invalidi di procedere ad adattamenti dell’organizzazione per consentirne l’utilizzazione, tuttavia, laddove si eccepisca che non si sia potuto dar corso all’assunzione del personale avviato per un’incompatibilità tra le mansioni disponibili e l’invalidità, è onere del datore di lavoro dimostrare tale incompatibilità assoluta con tutte le mansioni disponibili.

Si tratta di obbligo che è espressione dei principi di correttezza e buona fede che sovraintendono in generale allo svolgimento del rapporto di lavoro e che devono guidare la condotta della parte datoriale, che, in via generale e salvo i casi di esonero che sono tipici, ai sensi dell’articolo 5, L. 68/1999, è tenuta ad assumere lavoratori invalidi. Peraltro, è possibile ottenere a domanda un esonero parziale in relazione alle speciali condizioni dell’attività e condizionatamente al versamento del contributo esonerativo al Fondo regionale per l’occupazione dei disabili per ogni giorno lavorativo per ciascun lavoratore disabile non occupato.

Entro il 1° ottobre 2024 il decreto attuativo per la c.d. “patente a crediti”


Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali –  con Comunicato 11 luglio 2024  – ha reso noto che sta proseguendo il percorso di attuazione della patente a crediti entro il primo ottobre 2024, come previsto dal D.L. n. 19/2024 .

In tale data, all’attenzione delle parti sociali (presente al tavolo di confronto presso il MLPS) è stata portata una prima bozza di lavoro del decreto ministeriale con cui si regolamentano le modalità di presentazione della domanda per il conseguimento della patente, i contenuti informativi della patente, i presupposti e il procedimento per l’adozione del provvedimento cautelare di sospensione dello strumento e di attribuzione dei crediti, oltre che le modalità per il recupero dei crediti decurtati.

Nell’incontro è stata, poi, ribadita la possibilità di estendere la patente a crediti ad altri settori, dopo un primo periodo positivo di applicazione in edilizia.

Fondo dei fondi, le Casse per l’economia reale

«Sprint» agli investimenti in Piccole e medie imprese (Pmi), mediante la collaborazione tra il Patrimonio destinato, fondo pubblico nato nell’anno della diffusione del Covid grazie al decreto rilancio (34/2020 ), e i privati, fra cui le Casse di previdenza dei professionisti: a prevederlo è l’emendamento (riformulato) a prima firma del deputato della Lega Giulio Centemero, approvato in Commissione Finanze al Senato, all’interno del disegno di legge per la promozione delle start-up tramite agevolazioni fiscali (816) che è stato varato in prima lettura a Montecitorio nel luglio dello scorso anno.

E il pensiero va subito all’iniziativa ventilata da un altro esponente del Carroccio, il sottosegretario all’Economia Federico Freni che, meno di tre mesi fa, durante il forum della Cassa dottori commercialisti, propose un «fondo dei fondi», ovvero un «macro-contenitore unico per gli investimenti» degli Enti pensionistici privati, «fatta salva, però, la loro autonomia» (si veda ItaliaOggi del 24 aprile scorso).

La reazione del comparto, dopo il semaforo verde acceso sulla correzione normativa, è improntata alla cautela: «Ben vengano altri strumenti per il sostegno all’economia reale, ma noi già la supportiamo in maniera consistente», per ciò che riguarda le Pmi e non soltanto, perché ha «riflessi apprezzabili sulla professione dei nostri iscritti», dichiara il presidente di Cassa forense Valter Militi. Una manciata di giorni fa, tra l’altro, durante un’audizione parlamentare, il vertice dell’Ente degli avvocati aveva evidenziato che il 44% del patrimonio (7,7 miliardi) è allocato in Italia.

Se, poi, si considerano i dati dell’Adepp (l’associazione che riunisce gli Istituti previdenziali), la percentuale delle operazioni finanziarie realizzate nella Penisola è del 52%. L’emendamento, interviene, infine, Centemero, «dà garanzie a quanti temono di non avere i giusti rendimenti» e introduce «un esperimento: se dovesse funzionare, avremmo un buon ritorno in termini economici. E si creerebbero», conclude, «posti di lavoro e contributi pensionistici».

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