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Bossing subito dalla lavoratrice, condanna del datore di lavoro e risarcimento

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La Cassazione – con sentenza del 17 novembre 2021, n. 35061 – ha condannato per “bossing” il datore di lavoro ed il capufficio di una lavoratrice, nonostante quest’ultima fosse stata perseguitata soltanto dal superiore gerarchico.

Nel dettaglio, la Suprema Corte ha precisato che il datore di lavoro risponde in quanto colpevolmente inerte: peraltro, la lesione accertata ha investito sia gli obblighi contrattuali che le prerogative personali di rango costituzionale, quali il diritto alla salute ed il diritto alla dignità sul luogo di lavoro. Pertanto, l’importo del danno biologico deve essere duplicato per risarcire la sofferenza morale che deriva dalla lesione della dignità del prestatore sul luogo di lavoro.

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