In arrivo il tariffario per il concordato preventivo
Un «tariffario» per il concordato, in modo da offrire ai professionisti un’indicazione sul compenso da chiedere ai clienti nel caso di accesso alla procedura che, dunque, non sarà gratuita. Un sistema che prevederà un costo per la sola fase di preparazione, quindi anche in caso la procedura non fosse poi effettivamente conclusa, con l’adesione del contribuente al patto sulle tasse.
La spinta a adeguare le tariffe è dovuta anche ai preventivi inviati da alcune case di software, con aumenti proprio per l’implementazione nei sistemi del concordato preventivo biennale. A pochi giorni dalla pubblicazione del decreto del Mef (in G.u il 14 giugno), le associazioni dei commercialisti, in particolare Anc e Adc, sono già al lavoro per integrare i propri «tariffari», prevedendo riferimenti specifici per le attività legate al concordato.
Ancor più rapido l’Istituto nazionale dei tributaristi (Int), che ieri ha comunicato di aver già prodotto uno strumento di questo tipo per i propri associati. Il presupposto condiviso è uno: gli studi si faranno pagare, non offriranno il servizio gratuitamente.
Servizio a pagamento
Un presupposto tanto chiaro che Adc, l’Associazione dottori commercialisti, sta preparando una circolare da inviare agli studi (e ai clienti) con la quale «si precisa che le attività legate al concordato dovranno essere pagate», come spiega a ItaliaOggi la presidente Adc Maria Pia Nucera. «Siamo già al lavoro per adeguare anche il nostro documento sugli onorari consigliati inserendo le varie voci dello strumento».
Non un unico riferimento, come accennato, ma un set di varie attività: «con il concordato il discorso è più complicato rispetto ad altre tipologie di operazioni», il pensiero di Nucera. «Questo perché anche la fase di analisi e di preparazione richiede tempo e impegno; quindi, definiremo un costo anche nel caso in cui la procedura non sia poi effettivamente intrapresa».
Aumenti in arrivo
«Siamo pronti ad aggiornare gli onorari consigliati perché subiremo un aumento dei costi degli studi», le parole di Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti (Anc). «Alcune case di software stanno già inviando preventivi e lettere in cui si parla di un aumento dei costi a causa dell’adeguamento al concordato preventivo. D’altronde, ogni volta che c’è una novità normativa il costo viene scaricato sui professionisti».
L’inserimento del concordato nel file Anc degli onorari consigliati, inoltre, risponde anche a un’altra esigenza: «si tratta di procedure complesse per le quali è necessaria un’attività di consulenza straordinaria, per non parlare delle responsabilità in capo al commercialista. La nostra commissione dedicata sta esaminando bene la normativa e, a breve, andremo a integrare i nostri documenti».
Il tariffario dei tributaristi
I documenti sopra citati non comportano nessun obbligo in capo al professionista, che può decidere se prenderli come riferimento o meno. Parlare di tariffario, infatti, è una semplificazione, visto che il sistema delle tariffe è stato eliminato da tempo (prima Bersani e poi Monti).
Un aspetto sottolineato da Riccardo Alemanno, presidente dell’Int, a commento dell’iniziativa dell’Istituto nazionale, ovvero «un’appendice al tariffario di riferimento specifica per il nuovo istituto del concordato». Predisposti, oltre alle tariffe applicabili «ovviamente non obbligatorie come previsto dall’attuale normativa», anche facsimili di dichiarazioni da far sottoscrivere ai contribuenti circa la volontà di valutare i risultati del concordato, l’indicazione del non superamento della soglia dei debiti tributari e contributivi che inibirebbero l’accesso al nuovo istituto, la volontà di aderire o meno al patto con il fisco.
Le tariffe consigliate vanno da un minimo ad un massimo per i vari incarichi ricevuti compresa anche la sola valutazione di convenienza anche se poi il contribuente non aderisce al concordato, ma con possibilità di applicazione di variabili soggettive.