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Riforma d’autunno per i commercialisti

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Il «restyling» della disciplina della professione del commercialista (il decreto legislativo 139 del 2005) avverrà, da parte del Consiglio nazionale della categoria, «entro l’autunno». E, poi, il testo verrà sottoposto al vaglio delle Camere, a seguito di una «road map» nella quale, «fino al mese di ottobre», verranno raccolte osservazioni e proposte da Ordini locali e sindacati, fra le quali è già spuntata l’ipotesi di una «election week» per il rinnovo dell’intera «governance».

È il presidente nazionale Elbano de Nuccio a raccontare, in una conversazione all’indomani della due giorni di confronto, a Roma, con i vertici territoriali, come la scelta di mettere mano ad una normativa che sta per compiere 20 anni non è «una velleità di pochi», bensì «è condivisa anche da quanti, negli Ordini, hanno posizioni differenti», in prevalenza sul fronte delle modalità elettorali. Il testo punta a rivedere il percorso di accesso alla professione, rendendolo più celere, fornendo, cioè, l’opzione di svolgere il praticantato «interamente durante il corso di studi universitari».

Adesso, tiene a sottolineare la guida della categoria, «abbiamo un disallineamento di 18 mesi fra il tirocinio e il lavoro effettivo di commercialista», mentre «ci vogliono 3 anni per diventare revisore legale», prosegue, annunciando, a tal proposito, l’intento di discutere con il ministero dell’Università, oltre che con quello dell’Economia, affinché l’iter possa iniziare «già al terzo anno del corso di laurea triennale».

Una volta entrati nel mercato, poi, la sfida è usufruire di «nuovi strumenti anche per l’esercizio collettivo» dell’attività: l’articolo 2-bis, infatti, regolamenta le società e le associazioni fra professionisti (pure a carattere multidisciplinare) costituite e guidate sempre da un iscritto all’Albo, andando verso colleghi, sottolinea de Nuccio, «non più prevalentemente atomistici, ma più aggregati»; inoltre, «alla luce di normative che vedono i commercialisti protagonisti dell’impianto normativo, come nella riforma fiscale, nel codice sulla crisi d’impresa, e nel campo della sostenibilità, ad esempio, abbiamo ravvisato l’esigenza di dotarsi di un titolo specialistico» che «non si evoca», bensì si ottiene «con un riconoscimento giuridico» al termine di un percorso formativo «ad hoc».

Alla stesura dell’articolo 4 sull’incompatibilità, riferisce, «ha contribuito la Cassa dottori commercialisti», visti gli aspetti contributivi, «inviandoci una specifica proposta, finita nella bozza di testo» che, anticipa, sarà al centro dell’incontro del 19 giugno coi sindacati, che «in buona parte» hanno già fatto pervenire delle osservazioni. Quanto, infine, alle modifiche al sistema di voto, in cui gli Ordini, definiti «sano filtro di valutazione dell’azione politica» di categoria, «mantengono un ruolo intermedio» de Nuccio ritiene che potrebbero essere anche in grado di evitare casi di commissariamento del Consiglio nazionale, come avvenuto in passato.

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