Ultimi step per i lavori sull’equo compenso
L’Osservatorio nazionale sull’equo compenso, istituito presso il ministero della Giustizia per monitorare la corretta implementazione della legge sulla giusta remunerazione dei lavoratori autonomi (49/2023), si avvia a «tirare le somme»: nella riunione di domani, 20 novembre, infatti, all’ordine del giorno ci sarà lo schema di relazione sull’attività di vigilanza finora svolta che, come stabilisce la stessa normativa, dovrà essere inviata annualmente alle Camere.
Il termine per la trasmissione del documento al Parlamento è fissato per il 30 settembre, ma il tardivo avvio dei lavori dell’organismo (il decreto con cui il ministro Carlo Nordio ne permise la nascita porta la data del 6 marzo, la prima riunione si è tenuta ad aprile, sotto la guida del vice capo di gabinetto del titolare del dicastero di Via Arenula Francesco Comparone, altri incontri ci sono stati a maggio, settembre e ottobre) ha imposto uno slittamento della scadenza, dunque si dovrà decidere se il testo verrà inoltrato entro la fine di questo mese.
Oppure, fino al 31 dicembre. Le componenti professionali dell’Osservatorio (gli Ordini e Collegi e le associazioni degli occupati indipendenti regolamentati dalla legge 4/2013) hanno aderito, entro la metà dello scorso mese di ottobre, alla richiesta di spedire al ministero una relazione sui modelli «standard» di convenzione adottati, il resoconto su un (eventuale) adeguamento del codice deontologico, nonché un rapporto sui possibili provvedimenti disciplinari disposti.
Per ciò che concerne il primo punto, soltanto il Consiglio nazionale del Notariato ha raggiunto intese con un numero sostanzioso di istituti di credito sulle surroghe: nel corso del recente congresso della categoria, a Roma, era stato rivelato che il computo dei documenti siglati con i gruppi bancari era arrivato a quota 36 (si veda anche ItaliaOggi del 25 ottobre).
Quanto alle altre risposte, non risultano ad oggi iniziative disciplinari avviate, né viene riferita dalle professioni l’entrata in vigore di aggiornamenti «ad hoc» dei codici deontologici.